01- MASSIMO TAIBI: LA DESCRIZIONE DI UN ATTIMO
Nel precedente capitolo introduttivo abbiamo parlato di Gatto , bandiera che ha dedicato la sua intera carriera alla maglia Amaranto. Succede avvolte che basti un attimo per farti innamorare, un attimo per fare gol.
La puntata numero uno la dedichiamo a Massimo Taibi, un grande numero uno protagonista con la sua Reggina di gesta narrate nel tempo, ma andiamo per gradi:
Massimo Taibi è un ragazzone molto determinato, nasce a Palermo nel febbraio del 1970, come tutti i ragazzini ama correre dietro un pallone che rotola. Suo padre è un dirigente di una piccola squadra di calcio, il Mediatrice, il giovane Massimo ha quindi la possibilità di coltivare la sin da subito sua passione. A dodici anni Taibi è ben sviluppato, ha un'altezza superiore alla media, ed è molto più alto rispetto ai suoi compagni. Gioca da fare il centravanti è bravo in quel ruolo, i cross dalle fasce sono tutti suoi, grazie, la sua testa svetta tra quelle dei piccoli compagni. Il suo primo allenatore un tale Natale Alamia, coglie nelle sue doti fisiche una grossa opportunità, lo chiama in disparte: Taibi viene schierato portiere, e dai i pali non si muoverà più. Con i guantoni impressiona tutti, a quindici anni diventa campione regionale della categoria allievi, da lì una serie di trionfi che lo porteranno ad esordire in serie B con il Licata.
Il vent’enne palermitano viene notato addirittura dal Milan di Arrigo Sacchi che nell’estate del 1990 se ne assicura le prestazioni sportive per 6 milioni di lire. Taibi ancora troppo giovane per difendere la porta dei diavoli rossoneri, troppa responsabilità, vieni così mandato in prestito in cadetteria; prima a Como contribuendo alla salvezza, poi al Piacenza. In Emilia Taibi conquista da protagonista due promozioni dalla B alla A protagonista e diventa decisivo nello spareggio salvezza contro il Cagliari. Dove c’è Taibi si vince e tutti si accorgono di lui e della sua reattività. Il Milan che intanto aveva ceduto a titolo definitivo il cartellino al Piacenza decide di riacquistarlo. Nel 1997 ha la sua grande possibilità di difendere i pali della porta rossonera, l’inizio del campionato è complicato, Taibi non regge la pressione, subisce 18 reti nelle prime 17 partite, finirà la stagione perdendo il posto da titolare. Reduce dalla sua prima stagione negativa, decide di trasferirsi nel neo promosso Venezia di Walter Novellino, dato dai più esperti come principale candidata alla retrocessione. Nel 1999 i lagunari sono artefici di una clamorosa salvezza soprattutto grazie alle giocate di Recoba ed alle miracolose parate di Taibi.
In quello stesso anno in altri lidi molto più freddi il leggendario danese Peter Schmeichel, portiere del fortissimo Manchester United, decide di dire stop, ed appende i guantoni al chiodo. Sir Alex Ferguson ha bisogno di un nuovo portiere, il tecnico scozzese decide che sarà proprio Massimo Taibi il nuovo portiere del Manchester United campione d'Europa in carica. Il Venezia convinto da un assegno di 18 milioni di lire lascia partire il siciliano; una cifra abbastanza alta per un portiere, segno di come Taibi si era imposto nel calcio italiano.
“Io a Old Trafford ero stato soltanto una volta in carriera – dichiarò Taibi una volta firmato il contratto – quando giocavo con il Piacenza e andammo a visitare il museo. Ora torno da giocatore e mai lo avrei immaginato”.
L'esordio nel teatro dei sogni è da brividi, subito il Liverpool. Il portierone siciliano è intimidito dalla premier e pronti via liscia una semplice presa che consente ad Hyppia di portare in vantaggio il Liverpool. Nella ripresa spronato dal suo allenatore, Taibi si supera più volte, il Manchester ribalta il risultato vincendo 3 a 2, lui sarà riconosciuto come "man of the match". Il proseguo però non sarà positivo, contro il Southampton una sua papera regala il gol a Le Tissier, il declino nella terra britannica arriva presto, subisce 11 gol in solo 4 partite, i spietati taibloid non gli risparmiano le critiche, è definito "il cieco di Venezia" e inesorabilmente finisce ai margini delle scelte, a gennaio la società lo spedisce via. Ma chi poteva ancora scommettere su un portiere bollato come il peggiore della storia della Premier?
Gennaio 2000, inizio del nuovo millennio, una formazione sbarazzina gioca per la prima volta nella sua storia un campionato di Serie A. La Reggina del presidente Lillo Foti contatta subito Taibi. Taibi reduce dell'esperienza con il miracoloso Venezia non ci pensa su due: volte lascia il Manchester United per volare in riva allo stretto. Tutto avrebbe potuto immaginare quando sbarcò nella terra dei bronzi, ma forse la realtà superò la sua immaginazione.
L'esordio con la maglia amaranto avvenne il 16 gennaio 2000 davanti a 25mila spettatori pronti ad acclamare un nuovo eroe. Di fronte la Lazio futura campione d'Italia di Simeone, Nedved, Mancini, Inzaghi e Boksic. Fischio d'inizio, passano due minuti e Stankovic serve Mancini che dalla destra fa partire un tiro a giro, Taibi con sicurezza allontana: il Granillo ha capito di aver un portiere su cui fare affidamento, la Lazio ha capito che quel giorno non si passerà. La differenza tra le due squadre è notevole, Veròn nel finale del primo tempo con un gran filtrante innesca Mancini che solo davanti al portiere viene anticipato dall'estremo Reggino tra le proteste dei capitolini, i biancocelesti reclamano per il rigore, Taibi con le cattive spiega il suo intervento: ora la Reggina ha trovato anche un leader. La Lazio ci proverà più volte nel secondo tempo dando al portierone la possibilità di riscattarsi degli opachi mesi passati in Inghilterra, si segnala una miracolosa parata al 32' sempre su Mancini. La partita finisce 0 a 0, Reggio è incredula il portiere che difendeva la porta dello United ora gioca per la Reggina.
Taibi e la Reggina continueranno ad incantare la Serie A in quella stagione raggiungendo una tranquilla salvezza.
La stagione 2000/2001 parte con diversi stimoli positivi, la Reggina deve confermare in Serie A quanto di buono fatto il primo anno e Taibi deve consacrarsi definitivamente. Gli amaranto battono subito l'inter di Marcello Lippi, poi però qualcosa s'inceppa, otto sconfitte in otto partite. A Reggio si vive lo spettro della retrocessione, Taibi fa il suo e superato l'avvio di stagione difficile, si prende sempre di più la scena.
La Reggina sta rincorrendo le sue avversarie e sa che dovrà fare più punti possibili al Granillo, suo fortino, se vuole avere speranze per la salvezza. Il 1° Aprile 2001 a Reggio si presente l'Udinese, squadra con una classifica tranquilla, un'opportunità troppo ghiotta per i calabresi di far punti. La Reggina scende in campo con il giusto carattere ma gli uomini di Colomba non riescono a trovare la via del gol sopratutto con gli imprecisi Dionigi e Cozza, il gol a sorpresa lo trova Alberto dell'Udinese che con un grande destro da fuori area che fulmina l'impassibile Taibi. I tifosi sono esterrefatti, perdere quella partita vorrebbe dire gettare la spugna, esporre bandiera bianca, finchè... Minuto 88 la Reggina conquista un calcio d'angolo sotto la curva nord, è forse l'ultima occasione per segnare, ma chi può farlo visto le sterili conclusioni verso la porta Friulana? Un momento, ma, ma quello è Taibi? tra lo sgomento del pubblico, Taibi percorre tutto il campo e si posiziona al centro dell'area avversaria, lo prende in custodia l'esperto Giannichedda. Pausa. chissà cosa gli sia passato in mente in quell'attimo? Forse i suoi primi anni trascorsi da attaccante, forse i tanti alti e i pochi bassi che non gli avevano permesso di confermarsi a grandi livelli o più semplicemente la grinta che lo ha sempre contraddistinto. Un attimo dopo la battuta di Mamede, palla tagliata al centro, Taibi stacca altissimo di testa tra quattro avversari, impatta violentemente il pallone con la fronte che s'infila alle spalle di Turci, 1 a 1, è successo davvero: la gioia del incredula Granillo si mischia con la speranza di una Reggina ancora viva, il portiere ha fatto gol.
Un attimo nella carriera di un portiere, è il massimo che ci si poteva aspettare dalla perfezione.
Si è tutto vero, non è un pesce d'aprile, la Reggina è ancora viva e quel gesto darà grande forza agli amaranto che con un grande finale di campionato riusciranno ad agguantare il Verona al quart'ultimo posto che vuol dire spareggio salvezza.
La Reggina è consapevole della sua Forza e qualche mese prima ha battuto il Verona al Bentegodi con un secco 3 a 0. Lo spareggio, nonostante gli scontri diretti a favore degli amaranto, per un contorno meccanismo si gioca in doppia sfida che in caso di pareggio premia la squadra che ha fatto più gol fuori casa. L'andata è a Verona, nonostante una grande e sfortunata Reggina, i scaliggeri riescono a vincere 1 a 0. La Reggina ha la consapevolezza nei propri mezzi e sa di essere più forte potendo contare su un Granillo infernale.
24 Giugno 2001. Spareggio Reggina - Verona 30.000 spettatori. Gli amaranto spingono, sanno che devono vincere almeno con due gol di scarto e giocano un gran calcio, il Verona è al tappeto, il primo tempo finisce 2 a 0 (Zanchetta e Cozza). Ormai sembra fatta, la reggina ha il pallino del gioco in mano e mancano solo 5 minuti per la grande festa, quando un attimo... Giuseppe Colucci del Verona con un pallonetto scavalca i difensori amaranto cercando qualcuno al centro che potesse raccogliere la sua idea, la palla cade piano in piena area li dove dovrebbe essere facile preda del portiere, ma un attimo, un attimo di troppo, Taibi è clamorosamente in ritardo su quel pallone, ci si avventa così Cossato, Taibi prova ad accennare un intervento ma è anticipato dal tocco di punta dell'attaccante Gialloblù, è 2 a 1: cala il gelo a Reggio in quel caldo pomeriggio di giugno. Taibi è inconsolabile, sente il peso dell'errore, sente il peso di non essere riuscito a salvare la Reggina che lo aveva rilanciato. Il portiere è un ruolo ingrato. Basta esserne consapevoli, saper reagire alle difficoltà, stare sempre lucidi, Taibi contrariamente a quanto in gran parte mostrato nella sua carriera quel giorno non lo è. A fine gara e dopo una sola stagione e mezza Taibi lascia la Reggina ed i tifosi amaranto, per usare un eufemismo, diciamo non bene, per accasarsi all'Atalanta.
C'è una frase di Lev Jasin che ad avviso di chi scrive può racchiudere la carriera di Taibi:
Se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere. In quel momento, non importa quello che hai fatto in passato, perché sembra non avere futuro.
La Reggina in B, Taibi in A, ma lo storia non si conclude qui, gli amaranto dopo una sola stagione tornano in A, ed il destino si diverte quando a fine campionato 2002/2003 Reggina ed Atalanta si devono contendere la salvezza in un altro feroce spareggio. L'andata che si gioca a Reggio finisce 0 a 0, il ritorno, dove i favoriti sono i Lombardi, a Bergamo. Natali nel corso del primo tempo sfrutta un batti e ribatti e fa gol: 1 a 0 Atalanta. La Reggina non molla e Cozza dopo un grande scambio con Bonazzoli si presenta ancora lì, in area di rigore, a tu per tu con Taibi, il tempo si ferma ancora, chissà cosa avrà pensato questa volta Taibi in quell'attimo infinito... Alla reggina sempre per la contorta regola degli spareggi basta il pareggio per salvarsi. Cozza sfiora il pallone con la punta, come Cossato, il pallone si arrampica, definirei dire magicamente sul corpo di Taibi: Gol 1 a 1. La Reggina addirittura vincerà quella partita, ma quel gol Cozza, quel pallone che scavalca Taibi rimarrà emblematico, quasi a voler ripagare inconsciamente e silenziosamente la gratitudine che Reggio a dato Taibi. La Reggina in A e Taibi in B.
Il suo nome è legato indissolubilmente a quel gol (l'ultimo gol segnato da un portiere in serie A su azione) che resterà per sempre una piacevole storia del calcio che ha portato con orgoglio in giro nel mondo il nome della Reggina.
https://www.youtube.com/watch?v=qRzYZ5DSUsY