Reggina, le dinamiche dominanti

Di Valerio Romito – Prendendo spunto dalla cosiddetta “teoria dei giochi d’impresa”, di estrazione economica, in una situazione di competizione fra parti avverse conviene sempre darsi delle regole e rispettarle per cui, in altre parole, anche di fronte alla possibilità di avere vantaggi immediati, il venir meno al rispetto dei patti nel tempo genera effetti nocivi di gran lunga superiori ai benefici immediati goduti.

Tramutando il concetto in ambito meramente calcistico, non ci vuole la maga nel prevedere che la crescita di piazze storiche, importanti, ma soprattutto ricche e con un grande seguito di pubblico, non può che portare benefici al sistema calcio; lo stesso sistema che però non può permettersi di tralasciare il fatto che una competizione che non garantisca a chiunque vi partecipi di poter quantomeno partire dalla stessa posizione, per poi giocarsela unicamente con le proprie forze, capacità e possibilità, perde chiaramente di credibilità, e dunque di autorevolezza.

Ciò che è successo lunedì sera è ormai noto a tutti, a saremmo degli ingenui ad ignorare, e persino non accettare, il fatto che da quando esiste il calcio, fattori come blasone, sudditanza psicologica o anche solamente condizionamenti ambientali fanno parte a pieno titolo del sistema pallone, anzi spesso, paradossalmente, il tutto finisce per aumentare il fascino del gioco, come la soddisfazione amplificata della cenerentola che, una volta su cento, riesce ad avere la meglio sulla regina; quello che però può stridere sono le modalità con cui alcuni episodi possono verificarsi: nel caso concreto, è apparso francamente surreale assistere, in diretta tv, ad un presidente che ha preteso di lamentarsi (assai arditamente diremmo, viste le prime tre giornate) in un intervallo di gara “appositamente” prolungato, degli arbitraggi in presenza del presidente di lega; ed anche volendo tralasciare qualsiasi tipo di allusione gratuita su immediate conseguenze, quel che è accaduto nella ripresa rimane sotto gli occhi di tutti, lasciando a chi ci legge qualsivoglia tipo di valutazione sui fatti.

Tanto dovevamo, senza per questo, e lo ribadiamo, gridare allo scandalo o paventare una caccia alle streghe senza né capo e né coda, né tantomeno andare alla ricerca di facili alibi, ma con la semplice intenzione di fare delle considerazioni a voce alta. Ciò che realmente ai tifosi deve interessare, e di cui eravamo curiosi, è stato verificare come la squadra abbia brillatemene superato un esame durissimo ed estremamente significativo, riuscendo ad imporre gioco e personalità in una gara che, pur essendo vero che rientra nel novero di quelle partite che si motivano da sole, ti attendono alla prova dei fatti di uno stadio e di un pubblico fuori categoria  (complimenti vivissimi e sinceri alla tifoseria barese) ed al confronto con quella che, fino a prova contraria, resta una squadra con elementi fuori categoria, e per questo resta tutt’oggi la favorita numero uno per la vittoria finale.

Si torna dunque da Bari con tanta fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, non dimenticando che fino ad adesso il tecnico non ha potuto, di fatto, mai usufruire di colui che rappresenta la punta di diamante dell’attacco (se non dell’intero mercato) amaranto, ma ad ulteriore conferma della bontà e qualità di tutta la rosa disponibile che, ne siamo certi, vorrà tornare a prendere subito confidenza con la vittoria, e quale migliore occasione di domenica prossima…

 

Per gentile concessione di CalabriaGol.it
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